AMEDEO GUILLET
Nato da una nobile famiglia piemontese e capuana di origine sabauda, era figlio di Alfredo, colonnello dei Reali Carabinieri (RR.CC.), e di Franca Gandolfo. Era imparentato con la nobile famiglia Fanzago[1]. Frequentò l’Accademia militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente di Cavalleria del Regio Esercito Italiano nel 1931. Per il servizio di prima nomina venne assegnato al reggimento “Cavalleggeri di Monferrato”, dimostrando ben presto spiccate qualità militari e, soprattutto, di cavaliere. Fu tra i primi Ufficiali della cavalleria italiana ad applicare rigorosamente il metodo di equitazione naturale del capitano Federico Caprilli e per le sue innate capacità equestri fu incluso tra i quattro cavalieri che avrebbero costituito la squadra italiana di equitazione per le Olimpiadi di Berlino del 1936.
L’inizio della campagna d’Abissinia impedì al tenente Guillet di giungere a Berlino per i Giochi della XI Olimpiade, per via del trasferimento in Libia presso un reparto di Spahis. Nell’ottobre del 1935 partecipò, come comandante di plotone, alle prime azioni della guerra di Etiopia. Il 24 dicembre dello stesso anno venne ferito gravemente alla mano sinistra durante la battaglia di Selaclaclà. Al termine delle ostilità, il 5 maggio del 1936, venne decorato a Tripoli dal Maresciallo d’Italia Italo Balbo per il suo esemplare e coraggioso comportamento in combattimento.
Sempre a Tripoli, nel marzo del 1937, fu nominato organizzatore e responsabile della parte equestre della cerimonia in cui Mussolini si proclamò “difensore dell’Islam”. Il mese successivo sfilò a Roma, in occasione del primo anniversario dell’Impero, alla testa delle unità Spahis. Fidanzato da tempo con la cugina, Beatrice Gandolfo, si rifiutò di sposarla, pur amandola intensamente, per non dare adito ai malevoli di pensare che lo facesse solo per ottenere la promozione al grado di capitano; infatti, erano da poco entrate in vigore alcune rigide normative che prevedevano per i dipendenti pubblici l’obbligo di essere coniugati per poter essere promossi ad incarichi e mansioni superiori.
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